mercoledì 3 novembre 2010

Eco di Vita e Arte


Nico carissima,
                         ti invio il video-collage che ho fatto con le immagini raccolte durante il nostro laboratorio di Fototerapeutica all’Accademia di Brera.
Sai, Nico, me la sto godendo ancora quella meravigliosa esperienza. Ancora non riesco a capire fino in fondo il perché delle sensazioni così profonde e così durature che il laboratorio “Collage di Vita e Arte” ha suscitato dentro di me.
Credo che molto si deva alla tua persona e alla storia della nostra amicizia che nasce al Master in Comunicazione e Linguaggi non Verbali della Ca’ Foscari, della Padoan, di Galimberti, Puppa e Venezia. Tutto quello che fai sembra scorrere con tale naturalità e facilità e allegria leggera, ma allo stesso tempo emanando un qualcosa di misterioso, di parzialmente occulto, un qualche messaggio subliminale di contenuto pieno di suggerimenti che puntano verso qualcosa che c’è ma non si vede nettamente ma di cui si avverte soltanto una specie di colore, il profumo indistinto, un’armonia lontana, un eco. Ecco, un eco. Il laboratorio all’Accademia di Brera è stato come un eco del laboratorio Immagini per Raccontarsi del Master della Padoan. Le coincidenze saranno echi del caso?
Ti ricordi la prima volta che sei venuta a Loreto? La sera prima che tu partissi uno strano fenomeno meteorologico ha causato una sorta di emorragia di blu nel cielo di fine estate che non si è mai più ripetuta. Associo quel blu a te. Da bambino associavo dei colori alle persone. Ho presente ancora il colore che collegavo a mia madre. Un tipo di rosa salmone che tingeva le nuvole in alcuni crepuscoli di San Paolo. Ho avuto un rapporto intenso di piacere con i colori nella mia infanzia. Dipingevo, coloravo compulsivamente. Poi questa relazione con i colori si è rovesciata. Forse a causa della fotografia. Amo il bianco e nero. Non supporto la fotografia a colore. Mi sembra così artificiale! Non vedo l’ora di tornare alle mie pellicole in bianco e nero. Oggi il bianco e nero mi tranquillizza, mi rasserena. I colori mi turbano, mi confondono, mi smuovono troppo. Eppure ho avuto una galleria d’arte, le pareti di casa sono tappezzate di quadri colorati ai quali sono immensamente affezionato. Paradosso!
Come puoi intuire, il fatto di aver passato due giorni all’interno di un tempio, tempio dell’arte, delle forme, dei colori, in mezzo a delle artiste e artisti, creando dei collage con materiale biografico, fotografando, filmando, raccontandosi, vicino a te, nel tuo ambiente di lavoro, condividendo il tuo quotidiano, la compagnia di Massimo, il breve ma significativo incontro con Tiziana, mi hanno segnato. Ho potuto intuire la perfetta intesa che esiste tra Tiziana e te. Ho potuto percepire l’effetto di una coordinazione inspirata e il suo beneficio per la creazione di un clima di lavoro entusiasmante. Tutto questo mi ha lasciato un segno profondo e un gusto di infinito in bocca.
Pensi che questo video-collage-documentario possa fare parte del materiale che insieme a te e ai tuoi allievi possiamo elaborare in vista dell’incontro delle arteterapeutiche? Bisognerebbe concludere questo lavoro, svilupparlo ancora. Possiamo forse utilizzare il nostro blog, il nostro sito, organizzare degli incontri a distanza con una tv online. Mi piacerebbe molto esplorare ulteriormente il territorio che abbiamo visitato in quei due giorni. Che cosa ne pensi?
Vorrei condividere con tutti quanti l’emozione che ognuno ha contribuito a creare prima, durante e dopo il laboratorio.
Infatti, prima dell’incontro, Federica Deluca mi aveva spedito del materiale della sua FotoBiografia. Pensavo ad una sua partecipazione a distanzia che poi non è stata possibile attuare, almeno non ancora. Come va Federica Deluca? È tornata a lezione? Potrebbe ancora fare il suo collage e farlo vedere al gruppo?
Poi, vorrei ringraziare tantissimo ai tre moschettieri della classe per avermi sostenuto durante l’incontro. Andrea Chessa mi è sempre stato vicino, sempre pronto a dare una mano per risolvere le piccole questioni pratiche. Sung mi ha fatto vedere alcuni trucchi al computer per proiettare i video e Antonio riusciva a trasmettere attraverso lo sguardo un prezioso incoraggiamento. Eravamo soltanto quattro maschi in mezzo a trenta ragazze!
Dall’inizio delle preparazioni si sono susseguite innumerevoli coincidenze che si incastravano anche esse le une con le altre come in un collage di eventi.
Una ragazza che si chiama Amelia Silvestri, Amelia come la protagonista di uno dei “sambinhas” di Ataulfo Alves e Mario Lago che amo di più che a certo punto dice: “às vezes passava fome ao meu lado e achava bonito não ter o que comer”, cioè: a volte pativa la fame a mio fianco e trovava bello non avere da mangiare. Ecco, l’Amelia di Brera, costruisce un collage basato esclusivamente sulle sue foto di cibo. A proposito di Amelia, ho messo il samba da ascoltare sulla mia playlist e le parole possono essere lette qui.
Pochi furono i partecipanti che mi avevano scritto prima dell’incontro. Monica Liguoro fu una di queste persone. Ho trovato molto interessante il fato che lei, parlando di se stessa dicesse che una delle sue caratteristiche è che le si leggono sul viso i suoi pensieri. Quando l’ho incontrata e l’ho guardata ho visto che aveva il cielo limpido negli occhi timidi e quando descriveva il proprio collage ha spiegato che lo aveva colorato di rosso perché rossa è la sua anima.
Cristiana Bugatti, invece, il cielo lo indossava nel suo vestito. Aveva del rosso intenso sulle guance e portava una rosa verde smeraldo tra i capelli nerissimi. Ha costruito il suo collage con immagini sue fotocopiate in bianco e nero disposte in tre sessioni che riflettevano il passato, il presente e il futuro.
Laura Panizza è stata un’altra delle partecipanti che mi aveva scritto prima del nostro incontro. Così ho imparato che esiste uno sport che si chiama softball! Mentre lei parlava del suo collage ho scoperto che ci accomunano il sogno di conoscere l’India. Abbiamo in comune anche uno speciale rapporto con l’anzianità.
Giulia Serbolisca trasmette qualcosa tipica delle persone cresciute in una famiglia numerosa. Tante foto al mare! Che bello!
“Vorrei sempre andare al mare”, dice Alessia Zecchinato, parlando del suo collage costruito con immagini di spiagge. Per 15 anni ho vissuto proprio davanti ad un mare oceanico. Il desiderio di mare quasi non mi posso permettere di avere in questo momento. Mi travolgerebbe la vita un’altra volta. Ma quanto è stato presente il mare in quei due giorni a Milano!
Paola De Simini è riuscita a condensare in un collage tutto un album di famiglia, con semplicità e efficacia, come l’allegria.
Il mare è tornato vigoroso nel collage di Federica Sandrini. Cavalloni e onde lunghe per il surf biografico. Nel giorno del suo compleanno, Federica mi ha regalato le onde del mare.
Greta Botteghi invece ha utilizzato l’acqua per amalga-mare i suoi ricordi dispersi ai ricordi degli altri significativi che sono diventati anche i suoi. Questa capacità di amalgamare Greta ha rivelata anche nel suo atteggiamento di documentarista, di osservatore che interagisce con gli altri.
Andrea Chessa, al contrario di Greta, ha pensato di creare un collage delle sue opere per poi decidere di spezzettare tutto e lasciare libere le tracce come in un poema-processo che viene ricomposto sempre dal caso. Un non-collage.  
In un certo senso anche Antonio Falleti ha lavorato su un non-collage, visto che le sue immagini sono state fissate su una superficie trasparente, come se galleggiassero sul nulla. Non a caso Antonio ha voluto parlare del suo collage-non-collage dall’altra parte della trasparenza. Ho avuto una intesa immediata con Antonio. Da cominciare dal suo nome, che è lo stesso del mio fratellino più piccolo, persona molto amata e fondamentale nella mia vita. Dopo il laboratorio, Antonio mi ha scritto per raccontare che anche lui lavora con persone come me: i matti.
Interessante costatare che proprio Sung Heun Kim, un coreano, abbia scelto le immagini e la storia di Berlusconi per costruire il suo collage macchiato di rosso acceso.
Barbara “Biba” Santagostini lavorava in silenzio. Un silenzio sonoro, intenso, profondo. Collage di sagome, impronte di piedi, piedi espressivi, spazi vuoti, parole ritagliate dal vocabolario. Barbara mi ha invitato a filmare il commento del suo collage nel posto dove gli studenti si incontrano durante le pause, per la sigaretta, per chiacchierare. Piccolo angolo magico illuminato in controluce. Attimo prezioso. Un ricordo gioiello che Barbara ha piantato dentro di me.
Veronica Stucchi era per me soltanto una voce bellissima che parlava un “brasiliano” delizioso. Poi la voce si è fatta immagine che ho potuto abbracciare. Veronica è poesia pura. Poesia-pessoa come quella di Chico César e Zeca Baleiro. Sento ancora addosso quell’abbraccio caldo amico.
“Non so perché mi sono voluta rappresentare così”, si domandava Claudia Zaccagnini osservando il proprio collage, composto soltanto da oggetti, con l’eccezione di una immagine che raffigurava il suo occhio. Un collage-oggetto in forma di tenda che se fosse continuato potrebbe diventare una tendina che separa due ambienti, un dentro e un fuori.
Donatella De Clemente, un “pavone persiano”, ha costruito un collage mandalico, seducente, bello come chi l’ha fatto. Ho l’impressione che mi sarei trovato molto a mio agio se un giorno mi capitasse di svolgere un lavoro insieme a Donatella.
Senza parole, il collage di Chiara Foglieni gira in silenzio come il Globo Terrestre nello spazio.
Oh, Valentina, Valentina Sangalli, elegante e raffinata come Fred Astair, ha fatto un collage-papiro da rotolare e mettere dentro una bottiglia-lettera da lanciare al mare del futuro, per poi essere ritrovata un giorno, aperta per liberare il messaggio: e adesso, eccomi qua.
Il collage albero di natale relazionale di Chiara Zaraga che ha circondato una sua immagine in bianco e nero da foto delle persone che hanno colorato la sua vita è felice, allegro come il Natale stesso.
Maria Luisa Mazza ha fatto un collage di luoghi, di persone e di sapori. Mi è venuta la voglia di visitare la Calabria e di assaggiare le salsicce calabresi.
Elisa Buffa, la sfinge, ha proposto un collage in movimento che raffigurasse l’ambivalenza dei ricordi. Deciframi o ti divoro!
Isabella Maj ha costruito un collage-racconto basato su un pensiero che ha fatto quando si trovava in un luogo segreto, “e basta così”. Bellissimo!
Alice Marinoni con il suo collage ha intrapreso un viaggio interiore nella sua infanzia. Alcuni giorni dopo il nostro laboratorio, Alice mi ha aiutato ad abbinare i nomi dei partecipanti alle loro immagini. Avevo fatto una gran confusione!
Isabella Leone mi ha confermato che il deserto è un viaggio esistenziale. Isabella ci ha trovato la Libertà. Da anni sogno un viaggio nel deserto. Non so se realizzerò questo sogno. Una volta mi sono trovato in un posto che mi ha dato la sensazione di stare nel deserto. Ci ho girato un video. Poi Isabella ha raccontato di aver vissuto una storia storta a Berlino. Invece io a Berlino ho trovato la Libertà e l’amore.
Maria Jose Romero Lopez ha creato un libro-collage autobiografico di rara bellezza. Ha inserito una foto di scuola e ha raccontato che ancora oggi si vede con i suoi compagni di classe. Questo mi ha fatto pensare all’incontro con i miei amici di liceo dopo oltre trent’anni di distanza. Un incontro che mi ha cambiato la vita!
Monica Serra ha creato un bosco fitto a posta per farci perdere dentro. Ma ci ha lasciato un filo rosso, il Filo della gemella di Arianna che portava al futuro. Il giorno dopo era il suo compleanno. Le lunghe pause erano le dichiarazioni più eloquenti nel discorso che Monica ha tramato sul suo collage.  
Per concludere, Cristina Crescenzio ha dato vita al corpo, ai corpi liberi e nudi nello spazio del regno della tigre che si muove nel vuoto per trovare Zeus.
Adesso mi manca editare i video individuali. Vorrei farlo insieme ad ogni partecipante. Sarebbe un bel pretesto per poter stare ancora una volta vicino, sebbene distante, a queste persone deliziose che tu mi hai permesso di conoscere.
Nico, ti ringrazio infinitamente per questa opportunità che mi hai offerto. Ti voglio ancora più bene.  
Salutami tanto a Massimo e ai tuoi allievi e allieve meravigliosi.
Un forte abbraccio.
Ayres

1 commento:

  1. que belo projeto, vita e arte é uma colagem perfeita num contexto poético é a alma e o espirito juntos, parabens ao genio de cada um desses artistas e ao seu criador Ayres Marques.

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